Ipsos-ASviS: tre quarti degli italiani chiedono più impegno sulla sostenibilità
Dall’indagine presentata nella conferenza stampa di apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile emerge una diffusa preoccupazione, soprattutto per le conseguenze della crisi climatica. E si pensa che a scuola se ne parli troppo poco.
Il 95% delle persone ha sentito parlare di sviluppo sostenibile, percentuale che scende al 42% se si fa riferimento all’Agenda 2030. Sono i numeri che emergono dall’indagine condotta da Ipsos per conto dell’ASviS, illustrata nel corso della conferenza di presentazione del Festival dello Sviluppo Sostenibile (in tutta Italia dal 4 al 20 ottobre), andata in scena nella sede Rai Radio di via Asiago (Roma).
I risultati dell’indagine
L’analisi è stata condotta su un campione eterogeneo: dai 16 ai 65 anni, da Nord a Sud, in centro e in periferia, da chi possiede o meno un titolo di studio, da chi vive solo o in famiglia. In generale sono state intervistate 1200 persone (per circa 15 minuti) nel periodo 27 aprile – 11 maggio 2022 rispettando la parità di genere: 50% donne e 50% uomini.
Secondo gli intervistati che hanno detto di conoscere il termine sviluppo sostenibile (95% dei casi), quest’ultimo si coniuga soprattutto nell’azione che deve mettere d’accordo il sistema economico con l’ambiente, il 34% ha risposto così. Nel 18% dei casi, invece, lo sviluppo sostenibile è “ecologia e basso impatto ambientale”, mentre per il 13% è “conservare le risorse naturali”. In generale, solo il 13% delle persone ha fatto riferimento a principi di etica e responsabilità sociale (incluso coniugare le esigenze di oggi con quelle delle future generazioni), mentre ben l’85% ha indicato misure a favore dell’ambiente.
La dimensione ambientale prevale anche quando è stato chiesto alle persone quale delle quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile fosse la più importante, come si evince dalla seguente immagine. Tuttavia, emerge che per quasi una persona su tre (32%) non c’è una vera priorità: ciascuna delle quattro dimensioni deve essere portata avanti.
L’Agenda 2030 è meno conosciuta. Come detto, solo il 42% degli intervistati ne ha sentito parlare, anche se il 49% ha poi riconosciuto l’immagine degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese). Sono soprattutto gli studenti, seguiti dalla categoria “business community”, ad avere maggiore familiarità con il documento Onu.
Interessante è poi notare in che modo le persone che hanno sia “sentito parlare” e sia “riconosciuto l’immagine” (il 34%) siano venute a conoscenza dell’argomento. Come si vede dalla seguente immagine, è soprattutto tramite i social media e il web che ci si è avvicinati al piano d’azione delle Nazioni unite, seguono i media tradizionali e gli eventi sul tema. In negativo c’è da registrare il fatto che solo il 15% ne ha sentito parlare a scuola.
È stato poi chiesto al campione di individuare, tra i 17, l’Obiettivo prioritario su cui focalizzare l’azione. Secondo il 30% il Goal 13, “Lotta al cambiamento climatico”, è quello su cui indirizzare gli sforzi maggiori, seguito da Goal fortemente collegati, come il 7 sulle energie rinnovabili (29%) e il Goal 15 sulla biodiversità terrestre (26%). Dall’analisi emerge anche che per gli studenti il Goal 1 “Sconfiggere la povertà” è importante tanto quanto l’Obiettivo 13 sul clima (27%), seguono poi il Goal 16 su pace, giustizia e istituzioni solide (25) e il Goal 5 sulla parità di genere (20%).
Secondo il 55% dei rispondenti sono le azioni di governo le più determinanti per il raggiungimento dell’Agenda 2030, seguono quelle delle aziende (47%), quelle individuali (42%), quelle della pubblica amministrazione (27%) e quelle del terzo settore (9%).
Covid-19, crisi climatica, guerra in Ucraina
Non potevano infine mancare tre domande legate alle grandi crisi che stiamo vivendo negli ultimi tempi. Si tratta dello scoppio della pandemia, dell’invasione russa in Ucraina, e del cambiamento climatico. Secondo il campione la necessità di agire sullo sviluppo sostenibile è aumentata in seguito alla pandemia per il 74% dei casi, in seguito alla guerra in Ucraina per il 75% dei casi, e in seguito alla crisi climatica per l’85% dei casi.
di Ivan Manzo