Come attuare una giusta transizione ecologica? Analisi e proposte del Quaderno ASviS
Lo sviluppo sostenibile necessita di una rivoluzione. Ambiente, società, economia, istituzioni: più ambizione sul clima, stop ai sussidi ambientalmente dannosi, l’importanza di donne e giovani, il rispetto dei diritti.
Per accelerare la transizione ecologica bisogna consolidare la rivoluzione culturale oggi agli inizi, puntando a rendere dominante e desiderabile lo sviluppo sostenibile, senza lasciare indietro nessuno, come indica l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È quanto emerge dal Quaderno ASviS "La transizione ecologica giusta”, pubblicato il 12 ottobre durante un evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile dal titolo “La transizione ecologica: sfide e opportunità in Italia e nel mondo”, che intende fornire un approccio sistemico ai tanti temi che legano il processo di transizione. Dalla dimensione ambientale a quella sociale, dalla dimensione economica a quella istituzionale, il documento offre, a partire dalla costruzione degli eventi che hanno portato alla nascita dei grandi accordi internazionali, analisi e proposte per una transizione verso un nuovo modello di sviluppo.
L’ambiente e la transizione ecologica
Per quanto riguarda la dimensione ambientale, l’ASviS raccomanda che gli impegni stabiliti ai tavoli internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità servano da guida alle politiche nazionali, orientando a tal fine gli obiettivi di trasformazione del sistema produttivo nel perseguimento del benessere sociale e nell’interesse delle future generazioni.
Nel documento viene evidenziata l’importanza di allineare gli obiettivi del Piano nazionale per la transizione ecologica (Pte) all’ottavo Piano di azione per l’ambiente (Paa) europeo, integrandolo con elementi qualitativi e quantitativi provenienti dalla Relazione annuale sul capitale naturale. Una mossa che da una parte faciliterebbe la pianificazione e la coerenza delle politiche, e dall’altra sarebbe capace di promuovere un miglior confronto politico tra l’Italia, i partner europei e la società civile, semplificando così anche l’attività di monitoraggio rispetto all’andamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
Sulla mitigazione alla crisi climatica bisogna alzare l’ambizione: va verificata la possibilità di portare il target del taglio delle emissioni climalteranti dal 55% al 65% entro il 2030 e rispetto al 1990. Di particolare importanza è capire quanto sono vulnerabili la popolazione e il territorio agli effetti della crisi climatica. Per questo motivo devono essere effettuati stress test su tutti gli strumenti di pianificazione territoriale vigenti.
In relazione alle potenzialità della transizione all’economia circolare, l’ASviS evidenzia la forte dipendenza dalle importazioni dell'Italia: circa il doppio in termini di peso rispetto alle merci esportate. L’impronta ecologica è così stimata in 5,3 “Italie virtuali” per ogni abitante, con evidenti impatti sul resto del Pianeta e sulle generazioni future, ed elemento di forte vulnerabilità economica del nostro Paese.
Per l’obiettivo inquinamento zero, l’Italia deve impegnarsi a rientrare al più presto dalle procedure d’infrazione europee, in modo da tutelare il diritto alla salute sancito dalla Costituzione, in linea con quanto stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità (soprattutto per quanto riguarda la qualità dell’aria).
Per la protezione e il ripristino della biodiversità, invece, va attuato quanto richiesto nel rapporto 2021 sullo stato del capitale naturale, e cioè avviare una grande opera pubblica di tutela e ripristino dei nostri ambienti terrestri e marini riducendo al contempo le sostanze inquinanti a livello di produzioni agricole e del consumo di suolo. Su quest’ultimo punto, si segnala che il target europeo posto al 25% di aree ad agricoltura biologica al 2030 può essere esteso anche oltre il 30%, soprattutto se consideriamo il fatto che l’Italia si trova al di sopra rispetto alla media Ue.
Il sociale e la transizione ecologica
La transizione verso la neutralità climatica posta al 2050 deve essere equa. Il tema delle diseguaglianze e della riduzione e prevenzione della povertà va affrontato comprendendo le trasversalità tra le diverse politiche nel quadro ampio di riforma dell’esistente sistema di welfare.
Il documento segnala quali temi correlati alla transizione ecologica dovranno trovare risposta nel piano sociale per il clima. La ristrutturazione del comparto edilizio, per esempio, dovrà rispondere anche al diritto a un alloggio dignitoso, mentre l’attività di rigenerazione urbana dovrà intervenire riducendo l’esposizione delle persone alle varie forme di inquinamento.
I giovani rappresentano la parte in causa più sensibile della transizione ecologica. Le politiche giovanili devono stimolare l’integrazione sociale e la partecipazione dei giovani nel dibattito su questi temi. Occorre poi fornire le giuste competenze a chi si appresta a costruire il proprio futuro, anche per beneficiare di una vita e di un lavoro dignitoso.
Sugli aspetti relativi alla salute, l’ASviS raccomanda che la prevenzione ritrovi il suo ruolo centrale nel sistema sanitario, mentre sull’educazione va data priorità alla definizione di un piano per integrare l’educazione alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile nelle scuole di ogni livello e grado, e nei centri di educazione degli adulti. Non va infatti dimenticato che per essere attuata la transizione ecologica ha bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale”.
Sulla parità di genere numerose evidenze scientifiche attestano che esiste una diversità di approccio tra donne e uomini ai temi dell’ambiente e del consumo responsabile, una differenza “che deve essere quanto più possibile valorizzata”. L’ASviS su questo raccomanda che venga inclusa una dimensione di genere in tutte le politiche ambientali.
Sul tema dell’accoglienza dei migranti, va rispettata la Dichiarazione di New York delle Nazioni Unite adottata nel 2016, rafforzando e promuovendo la tutela dei gruppi più vulnerabili, a partire dalle famiglie con bambini e minori stranieri non accompagnati.
L’economia e la transizione ecologica
Nel quadro della dimensione economica bisogna adottare una strategia nazionale per l’occupazione inclusiva, anche per tutelare i lavoratori più vulnerabili agli effetti della transizione. Il consiglio che arriva dall’Alleanza è di valutare l’istituzione di una “garanzia di lavoro pubblico green” in sostituzione, e a integrazione, di altre misure di welfare. Una garanzia che deve servire per la formazione professionale e per l’inserimento delle persone in un mercato del lavoro stabile.
Va poi assicurata la quantità di materie prime necessarie al processo di transizione (qui vanno perseguiti ambiziosi obiettivi di economia circolare), ed è necessario espandere la domanda di mercato di beni e servizi sostenibili. Per perseguire questi obiettivi l’ASviS chiede che sia adottato un piano in relazione dell’agenda europea dei consumatori (che intende far aumentare la resilienza dei cittadini agli effetti delle crisi), anche per contrastare le tante pratiche di greenwashing a cui assistiamo quotidianamente.
Di particolare rilievo è il tema della fiscalità ecologica. Su questo occorre trasferire il carico fiscale dal lavoro al consumo di risorse e all’inquinamento, e trasformare i sussidi ambientalmente dannosi presenti all’interno del bilancio dello Stato in sussidi ambientalmente favorevoli. Serve un processo di “inverdimento” dei bilanci delle istituzioni pubbliche e delle società a partecipazione pubblica.
Tra le altre proposte, nello studio si legge che l’Italia deve proporre “in sede Ue l’esclusione degli investimenti pubblici finalizzati al raggiungimento degli SDGs dalle regole del Patto di Stabilità, intervenendo nell’ambito del dibattito in corso sulla revisione del quadro legislativo macroeconomico. In sede Ue è importante altresì l’assunzione di una posizione d’integrità e coerenza per fare in modo che i criteri di classificazione della tassonomia delle attività economiche sostenibili rispettino le risultanze della miglior scienza disponibile. Fondamentale è curare che l’attività della finanza verde risponda alle necessità delle imprese stimolando il processo d’innovazione produttiva verso gli obiettivi di transizione, e che i presidi di controllo previsti nel piano europeo per la finanza verde siano rafforzati per prevenire fenomeni speculativi e distorsivi”.
Le istituzioni e la transizione ecologica
Si tratta di una dimensione fondamentale per la transizione ecologica. Il processo per essere attuato ha infatti bisogno della capacità delle istituzioni di comprendere e saper rispondere alle sfide che abbiamo difronte includendo capacità di visione, progettualità e capacità di gestione delle soluzioni.
Per centrare gli obiettivi va migliorata e fortificata la collaborazione tra amministrazioni a ogni livello, e coinvolta tutta la società civile. La pubblica amministrazione deve saper promuovere i processi partecipativi e consultivi che servono a rendere più concreto il senso di appartenenza sociale dei cittadini alla comunità. Come previsto dall’Agenda 2030, la parola d’ordine è “non lasciare nessuno indietro”. Per farlo, bisogna aumentare la trasparenza delle istituzioni.
Su questo punto l’ASviS con il suo lavoro sottolinea che: vanno sanate le carenze del rispetto dello Stato di diritto evidenziate dai rapporti della Commissione europea; va attuato un piano per aumentare le competenze della Pubblica amministrazione sulla transizione; vanno resi operativi gli istituiti partecipativi previsti dal Green Deal europeo; va valutata l’opportunità di dotarsi di una legge nazionale per la partecipazione, valorizzando e coinvolgendo i media nella transizione, per rafforzare pluralismo e libertà per contrastare la disinformazione.
L’Alleanza ricorda inoltre che la transizione ecologica può essere attuata solo se si rilancia l’impegno internazionale che ci siamo assunti su diritti umani e ambiente, integrando gli sforzi per la pace nel mondo, a partire dal conflitto che si è avviato con l’invasione della Russia in Ucraina. Infine, sul ruolo che l’Italia deve assumere in sede internazionale, il documento ribadisce che:
- l’Italia deve essere parte attiva nel promuovere un processo di riforma per l’Unione europea, che deve diventare un attore rilevante in campo internazionale;
- gli impegni internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità devono essere assunti come guida delle scelte politiche;
- siano rispettati a livello europeo i diritti umani garantiti dai trattati internazionali nei confronti di rifugiati e migranti;
- il nostro Paese a livello dell’Unione e in collaborazione con tutti i consensi internazionali (G7, G20, Onu) crei una task-force di esperti indipendenti sia per definire proposte sistemiche per centrare l’Accordo di Parigi e per rendere i flussi finanziari coerenti con uno sviluppo a basse emissioni, sia per rispondere alle esigenze d’investimento dei Paesi in via di sviluppo, in questo momento altamente indebitati e afflitti dagli effetti del degrado ambientale e dalle crisi sociali e umanitarie.
Il Quaderno sulla Transizione ecologica giusta è stato concepito a integrazione e approfondimento del Rapporto annuale dell’ASviS per chiarire e meglio spiegare le interdipendenze tra le diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. L’Alleanza auspica che i temi trattati possano “contribuire ad informare e definire scelte e percorsi, come anche a spingere a un maggior ruolo pro-attivo e a una più decisiva capacità propositiva dell’Italia nei consessi internazionali; oltre ad aiutarci a comprendere che l’attenzione ai temi ambientali non è una posizione ideologica o un argomento che riguarda le future generazioni, ma la risposta a un’urgenza, nazionale e globale, non più rinviabile”.
di Ivan Manzo