Infrastrutture: “l’innovazione va guidata, altrimenti produce disuguaglianze”
Progetti infrastrutturali sostenibili e per “non nuocere all’ambiente”, tecnologia per la sicurezza, decarbonizzazione dell’aviazione, riqualificazione dei lavoratori nella transizione. La cronaca dell’evento nazionale sul Goal 9.
Gli investimenti sulle infrastrutture italiane, comprese quelle digitali, per andare nella direzione della sostenibilità devono essere concepite come acceleratori della transizione ecologica, permettere di aumentare la resilienza dei territori di fronte ai cambiamenti climatici e garantire l’inclusione delle persone.
All’argomento è stato dedicato l’evento nazionale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 “Le strategie per una infrastruttura sostenibile”, organizzato dal Gruppo di lavoro (Gdl) ASviS sul Goal 9 “Imprese, innovazione e infrastrutture” e realizzato grazie al tutor Msc Cargo, svoltosi la mattina di venerdì 14 ottobre presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Durante l’evento è stato presentato il Position paper “Le infrastrutture sostenibili e l’Agenda Onu 2030”, che offre una panoramica generale del sistema infrastrutturale del Paese e della sua relazione con la sostenibilità. Senza tecnologia e innovazione digitale, secondo l’ASviS, non è possibile orientare verso la sostenibilità lo sviluppo delle infrastrutture e l’industria e senza un’innovazione digitale delle infrastrutture e dell’industria non può esserci uno sviluppo sostenibile.
Il moderatore di giornata è stato Michele Torsello (dirigente presso il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili - Mims) che, in apertura, ha ricordato l’importanza del principio del do no significant harm (non nuocere all’ambiente) introdotto dall’Europa.
in foto: Michele Torsello
Un concetto ripreso dalle parole di Enrico Giovannini (ministro del Mims): “spero che non si torni indietro sullo sviluppo sostenibile. Il principio del ‘do no significant harm’ è alla base per utilizzare i fondi europei. Non è stato facile rispettarlo, ma abbiamo sfruttato l’occasione per utilizzare un approccio sistemico durante la legislatura. Abbiamo per esempio integrato ai progetti di fattibilità tecnico-economica una relazione di sostenibilità. La stazione appaltante che deve decidere come fare un opera pubblica e un bando di gara deve oggi indicare quale sarà l’impatto ambientale, ma anche sociale, per esempio in termini di riduzione delle disuguaglianze, dell’opera che si intende realizzare. E la cosa vale per tutte le stazioni appaltanti delle opere del Pnrr. Un elemento che sta diffondendo una cultura della sostenibilità che prima non c’era.
Con l'aiuto della Banca europea per gli investimenti abbiamo poi definito gli indicatori, i parametri, che devono seguire gli enti quando presentano al ministero i progetti per una nuova infrastruttura. A partire da questi indicatori verrà assegnato a un progetto un particolare punteggio. Sono scelte alla base anche del nuovo codice degli appalti. Così facendo non solo i contratti del Pnrr, ma tutte le gare dovranno assumere questi parametri. L’Ocse ci ha chiesto di presentare il nostro approccio, considerato tra i più avanzati al mondo. Anche l’Onu ha espresso grande interesse per capire come insegnare questo approccio ad altri Paesi. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il lavoro di elaborazione, formazione e sensibilizzazione che l’ASviS ha fatto in questi anni”.
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Il primo panel dell’evento è stato introdotto da Cesare Avenia (coordinatore del Gdl ASviS sul Goal 9 e presidente di fondazione Lars Magnus Ericsson): “stiamo vivendo dei momenti drammatici, che mettono in crisi l’idea che ruota intorno all’Agenda 2030. Ma mai come in questo momento dobbiamo avere la forza di mettere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile al centro delle politiche. Non dobbiamo assolutamente pensare di non farcela. Quello delle infrastrutture è un tema ‘abilitante’, è importante che quando parliamo di innovazione questa venga fatta nella maniera giusta, attraverso la collaborazione e il coinvolgimento di tutti. Ecco perché come Gruppo di lavoro 9 abbiamo deciso di coinvolgere tutti gli altri Gdl dell'ASviS, per approfondire come gli altri guardano all’Obiettivo 9. Dopo aver raccolto i contributi è venuto fuori che le infrastrutture sono la prima fonte di reddito, forniscono innovazione tecnologica per il rispetto dell'ambiente e favoriscono i servizi necessari al benessere delle persone. L’innovazione è il più grande strumento che ha l’umanità, ma se non la guidi produce disuguaglianze”.
in foto: Cesare Avenia
Valentino Bobbio (coordinatore Gdl ASviS sul Goal 12 “Consumo e produzione responsabili” e segretario generale di Next – Nuova economia per tutti) ha invece parlato di alcuni aspetti importanti per ridurre gli impatti delle infrastrutture: “I problemi sono interdisciplinari e quindi serve un lavoro congiunto da parte di tutti. Non esiste una crisi sociale e una crisi ambientale, ma una crisi socio-ambientale. L’approccio del Gdl 12 dell’ASviS, di cui faccio parte, è proprio questo. O la transizione è equa oppure non è. Le infrastrutture sostenibili devono ridurre assolutamente il consumo di materiali, il concetto di dematerializzazione dell’economia è estremamente importante. L'infrastruttura sociale che ci interessa è quella che ha un approccio di co-programmazione con gli enti locali: sono importanti i patti di rete e di comunità con le amministrazioni locali e tutto ciò che guarda all’economia circolare”.
in foto: Valentino Bobbio
Di seguito, Gemma Arpaia (coordinatrice Gdl ASviS sul Goal 17 "Partnership per gli Obiettivi" e membro del Consiglio nazionale di Aoi - Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) si è soffermata sulla complessità “che troviamo in termini di risorse finanziarie e di risorse umane” e sull’importanza delle infrastrutture nel settore della cooperazione: “A livello globale, per la costruzione di infrastrutture sostenibili si mobilitano tra i 60 e 70 miliardi di euro l’anno. Purtroppo per l’Italia non sappiamo quanto dei cinque miliardi che gestisce la Cooperazione italiana va effettivamente in questo senso, ma dovrebbero essere cifre irrilevanti. Ma ci sono novità. Con la legge per il clima varata quest’anno abbiamo destinato, di questi cinque miliardi, 840 milioni di euro ogni anno a progetti che si impegnano su clima e infrastrutture sostenibili. Purtroppo mancano ancora cinque decreti attuativi per renderli operativi. Vedremo se arriveranno nella nuova legislatura. In Italia, poi, abbiamo un problema culturale anche delle imprese che ancora non hanno capito la necessarietà della cooperazione allo sviluppo, che invece devono condividere ed essere corresponsabili delle scelte della cooperazione”.
in foto: Gemma Arpaia
Per Anna Luise (coordinatrice Gdl ASviS sui Goal 6-14-15, dedicati ad acqua, biodiversità marina e terrestre, e responsabile della struttura di missione per le tematiche globali e l'Agenda 2030 di Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), la reintroduzione nei documenti del ministero delle Infrastrutture dell’analisi del ciclo di vita “è stato un passo avanti. Io amplierei l’analisi sulla catena del valore. A mio avviso un processo di governance dovrebbe inserire tutti gli stakeholder nel processo decisionale. Il concetto di sostenibilità si è affermato nel ‘72 quando ci siamo accorti che stavano finendo le risorse. Noi dobbiamo capire che le implicazioni sociali ed economiche sono collegate a un ciclo di possibilità di usufruire delle risorse naturali.
Un problema da risolvere è l'interfaccia tra conoscenza e politica. È un vizio da ricercatore credere che il suo prodotto sia subito usufruibile, ed è un vizio del decisore politico mettere avanti prima le sue esigenze. Su questo rapporto bisogna lavorare. Spesso pensiamo ci sia una mano invisibile che mette i prodotti sugli scaffali, ma non esiste. Sono gli ‘scaffali’ stessi che producono, e non dobbiamo intaccare la loro efficienza. Il consumo di suolo e la frammentazione degli ecosistemi rappresentano una minaccia. La natura ci insegna ad avere un approccio integrato”.
In foto da sinistra: Anna Luise e Valentino Bobbio
Nella seconda parte dell’evento si è svolta una tavola rotonda dedicata alle politiche e alle strategie industriali nazionali sulle infrastrutture sostenibili, con un focus sulla digitalizzazione.
Rossella Bozzini (head of sustainability di Aeroporti di Roma) ha dichiarato: “Siamo impegnati nel creare una filiera e una cooperazione tra tutti gli attori. Dieci giorni fa abbiamo lanciato un patto per la decarbonizzazione del settore. Su questo le nuove tecnologie avranno un ruolo essenziale. Nel 2019 i dati ci dicono che il 62% delle persone arriva in aeroporto in auto. La nostra sfida, insieme ad altri partner, è convincere il passeggero a venire in aeroporto con un mezzo più sostenibile. Con Trenitalia vogliamo portare l’alta velocità in aeroporto. Stiamo lavorando per incrementare l’intermodalità insieme alle ferrovie”.
Carla Ludovica Ferrari (assessora alla attività economiche, smart city, turismo e innovazione del comune di Modena) ha parlato dell’automotive intelligente: “C’è una complessità di attori che intervengono sulla scena quando una città come Modena si pone problemi riguardo la sicurezza stradale, l’aspetto energetico e quello viabilistico. Una realtà come la nostra nel cuore della pianura padana è sensibilissima al problema dell’inquinamento atmosferico. In questi giorni è stato testato un robottino in grado di incrementare la sicurezza nell'attraversamento scolastico, la macchina dialoga con altri veicoli. Stiamo lavorando su questi temi anche con i ragazzi. Obiettivo è sviluppare una comunità in grado di creare imprese che tengano al centro ogni componente della sostenibilità”.
in foto: Carla Ludovica Ferrari
Infine, Angelo Colombini (segretario confederale Cisl), ha ricordato che senza il supporto dei lavoratori non può esistere una transizione: “Dobbiamo aiutare ed educare i nostri lavoratori all’idea della transizione. I luoghi di lavoro cambieranno sempre di più, nel momento che si è deciso di chiudere le centrali a carbone abbiamo accompagnato i lavoratori nel processo di riqualificazione. Ma chi viene oggi licenziato come può vivere la transizione come un processo positivo? Lo Stato non deve aiutare solo le grandi aziende al cambiamento, ma deve aiutare tutta la filiera che aiuta a riconvertire il settore. Si pensi che con il motore elettrico abbiamo bisogno del 40% in meno dei posti di lavoro. La riqualificazione è fondamentale. Accompagniamoli verso la sostenibilità, altrimenti avremo i lavoratori contro”.
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di Ivan Manzo