Reporting di sostenibilità: il percorso della direttiva Ue tra sfide e opportunità
All’evento Finanza sostenibile-Patto di Milano l’analisi del nuovo scenario europeo e le ricadute per il nostro Paese. Bankitalia: un tavolo dei regolatori per la finanza sostenibile. Unioncamere: più di un’azienda su tre sensibile agli Esg.
Quale futuro per la rendicontazione della sostenibilità aziendale? Le novità rispetto alle normative vigenti e gli impatti per le imprese interessate a livello europeo e internazionale. Su questi temi è stato incentrato il 14 ottobre l’evento nazionale “Informazioni di sostenibilità e sostenibilità delle informazioni”, promosso dai Gruppi di lavoro (Gdl) ASviS “Finanza per lo sviluppo sostenibile” e “Imprese per il Patto di Milano” insieme alla Fondazione Organismo italiano di business reporting (Oibr), nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile. “Le imprese devono interrogarsi sul ruolo della rendicontazione, un processo sempre più personalizzato e adeguato al lavoro dell’impresa e al suo business”, ha commentato in apertura Sara Teglia, coordinatrice del Gdl ASviS Patto di Milano e di Impronta Etica. “Abbiamo nuove sfide sulle quali lavorare, sia per le imprese che per le istituzioni”.
in foto: Sara Teglia
La nuova Direttiva europea sul Report di sostenibilità (Csrd) attribuisce all’Efrag, organo di consulenza in materia di rendicontazione della Commissione europea, il compito di elaborare standard obbligatori per le aziende Ue da utilizzare per la predisposizione di report di sostenibilità evoluti e ambiziosi. L’Efrag sta ultimando in queste settimane la prima parte del proprio lavoro con la messa a punto dei primi 13 standard europei per il reporting di sostenibilità (Esrs). “Sono settimane cruciali”, ha dichiarato in collegamento Chiara Del Prete, responsabile del financial reporting Technical expert group dell'Efrag, “quello che stiamo facendo con i nuovi standard europei è l’implementazione della corporate social responsibility directive, che sostituisce ed evolve la non financial reporting directive. L'obiettivo ultimo è quello di compiere nel giro di pochi semestri un’evoluzione migliorativa della qualità del reporting di sostenibilità, per renderlo in prospettiva solido e paragonabile in termini di governance, trasparenza e audit al reporting finanziario”. Del Prete ha assicurato che negli scorsi mesi c'è stata “un’importante operazione di semplificazione di scrittura e chiarificazione” e che gli standard finali sulla rendicontazione non finanziaria saranno “significativamente più semplici di quelli messi in consultazione”.
in foto: Chiara Del Prete
Anche al di fuori dell’Ue si sta sviluppando un altro e contestuale processo di standardizzazione del report di sostenibilità guidato dal nuovo International sustainability standards board (Issb) che opera nell’ambito della Fondazione Ifrs. Ne ha parlato Laura Girella, technical specialist “Integrated reporting and connectivity” della Fondazione Ifrs e associata di Economia aziendale all’Università di Modena e Reggio Emilia: “Nel 2020 è stata lanciata una consultazione pubblica per indagare il bisogno tra gli investitori di avere uno standard setter sulla sostenibilità. Alla Cop26 è nato l’International Sustainability Standards Board con un processo di consolidamento del Climate Disclosure Standards Board. È importante allinearsi con gli standard europei, ma non sono gli unici. Nel maggio 2022 è stato costituito lo Jurisdictional Working Group, grazie alla collaborazione di vari Paesi in tutto il mondo”.
In foto da sinistra: Stefano Zambon, Marco Pasquotti, Roberto Giacomelli e Laura Girella
La tavola rotonda “Sfide e opportunità nel contesto nazionale ed europeo”, coordinata da Stefano Zambon, segretario generale di Fondazione Oibr, è proseguita con Marco Pasquotti, presidente Nordest Andaf, senior advisor Escaluscapital e membro del Consiglio di indirizzo di Oibr, che ha focalizzato l’attenzione sulle piccole e medie imprese italiane. Quali fattori sono decisivi per veicolare le informazioni di sostenibilità delle Pmi? Il primo elemento è il mercato: in alcuni settori, come il fashion o l’alimentare, la sensibilità verso i temi della sviluppo sostenibile è già matura. Secondo: la comunità finanziaria, con le banche che propongono strumenti di debito agganciati agli Esg. Il terzo elemento è il legislatore, in particolare con il Green deal europeo e il Piano d’azione della finanza sostenibile. Secondo Pasquotti, “abbiamo di fronte due sfide principali: la prima sui dati, la seconda sulle competenze. Occorre lavorare per far sì che nelle Pmi ci siano le competenze per muoversi agevolmente nel contesto della sostenibilità”.
Roberto Giacomelli, partner EY Sustainability, ha portato il punto di vista delle società di revisione: “Abbiamo fatto molta strada con dati eccellenti in ambito sostenibilità, anche se quello che percepisco è una certa preoccupazione, a causa di uno tsunami normativo senza precedenti nel reporting. In Italia passiamo da 200 aziende interessate a oltre 3mila. L’impatto nel nostro Paese è elevatissimo. Nelle società andrà creata una maggiore capacità di azione finanziaria, unendo le competenze di chi fa audit con le competenze di chi fa sostenibilità”.
Ad aprire il successivo panel “Il reporting di sostenibilità: a che punto siamo?” è stato Luca Ferrais, dirigente del ministero dell’Economia e delle finanze: “Siamo nelle fasi finali per chiudere la nuova direttiva sulla rendicontazione. Le priorità in agenda sono mappare la situazione sui rischi climatici e rendere fruibili e comparabili i dati. Riguardo le Pmi, esiste un trade-off importante tra l’esigenza informativa verso l’esterno e, dall’altra parte, la necessità di preparare tutte le imprese per fare fronte a questi obblighi”.
In foto da sinistra: Luca Ferrais, Gaetano Fausto Esposito, Stefano Zambon, Claudia Pasquini e Ivan Faiella
“Stiamo lavorando a un tavolo dei regolatori per la finanza sostenibile per mettere insieme le forze”, ha dichiarato Ivan Faiella, del nucleo cambiamenti climatici e sostenibilità della Banca d’Italia, sottolineando come molti dei dati, a partire da quelli delle stesse emissioni, non sono osservabili ma sono calcolati in base ai consumi energetici, quindi “la questione della trasparenza dei metodi è centrale”. Faiella ha sottolineato che sulla rendicontazione di sostenibilità “sarebbe molto rilevante un'iniziativa comune in cui tutti i dataset di natura amministrativa vengono messi in condivisione per poter dare delle valutazioni che siano condivise e trasparenti con i migliori dati possibili”.
Claudia Pasquini, responsabile Ufficio rischi, controlli e sostenibilità dell’Abi, ha affermato che il ruolo degli istituti di credito è “indirizzare il flusso di capitali soprattutto su attività che hanno un piano credibile di transizione. Le banche sono interessate alla finanza sostenibile ma soprattutto alla finanza di transizione”. Ma ha messo in guardia sulla “necessità di fare qualcosa a livello di sistema sull’emergenza dati, per non sottostimare la sostenibilità a livello aziendale” e allo stesso modo “è importante che le regole non impediscano di investire in progetti di transizione”.
“Abbiamo chiamato Imprese coesive quelle Pmi manifatturiere che hanno attenzione sui temi Esg: la stima parla di oltre un terzo, ovvero 49mila imprese". Questi i dati presentati da Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro studi delle Camere di commercio, secondo cui “queste imprese coesive potrebbero rappresentare un universo di riferimento volontario per la rendicontazione non finanziaria”. Un’altra indagine campionaria su 4mila imprese mostra inoltre che quasi il 12% delle Pmi redige già un bilancio sociale e un 5% scarso redige un bilancio di sostenibilità. "C'è una certa consapevolezza, almeno dichiarata, del sistema imprenditoriale di minori dimensioni dell'utilità di questi strumenti”, ha osservato Esposito, anche se il segmento delle micro imprese è “molto indietro” di fronte a “una sfida molto complessa”.
In foto: Francesco Timpano
Le conclusioni dell’evento sono state affidate a Francesco Timpano, coordinatore Gruppo di lavoro ASviS Finanza per lo sviluppo sostenibile e professore di Finanza pubblica all’Università Cattolica di Piacenza: “È stato un seminario ricco di spunti. Come Gruppo di lavoro pubblicheremo la nuova versione del position paper ASviS con dieci raccomandazioni di policy. Un’attenzione forte è stata rivolta all’adozione della direttiva. Quello che chiediamo è un’accelerazione sull’adozione in modo che siano chiare le regole del gioco, nella consapevolezza che questo può essere un processo delicato. Ma è un processo che deve promuovere, e non mettere in discussione, la competitività delle imprese italiane”.
di Andrea De Tommasi